Prendete il primo Teatro romano in pietra, scoperto per caso nel cuore di Bologna durante una ristrutturazione edilizia. Aggiungete due imprenditori visionari, Monika Petrelli e Maurizio Ciracò, rapiti dal sogno di trasformarlo in un progetto unico in Italia, pensato per creare un’agorà dove far incontrare e valorizzare storia, cultura, artigianato, eccellenze enogastronomiche e territorio.
Cosa manca? L’energia per trasformarlo in una galleria commerciale emozionale con all’interno le vestigia di un teatro romano, attraverso una ristrutturazione che prenderà forma con il piano di crowdfunding immobiliare messo a punto da Build Lenders, al via in questi giorni.
A questo punto, non vi resta che shakerare questo speciale mix. Il risultato sarà una realtà unica in Italia, una vetrina del “saper fare” tipicamente italiano, immersa nella tecnologia e proiettata al futuro. Andiamo con ordine.
Tra storia…
«Tutto nasce nel 1978», racconta Monika Petrelli, «quando iniziano i lavori per ristrutturare un complesso residenziale del ‘700. Sotto un giardino spuntano pietre antiche, interviene la Soprintendenza Archeologica, il cantiere si ferma e parte una campagna di scavi che durerà oltre 10 anni».
Tempi lunghi, ma ne valeva la pena: quello che pian piano prende forma è stupefacente. Si tratta dei resti di un teatro a emiciclo, il primo in pietra costruito nell’epoca romana poiché, grazie all’analisi di alcuni reperti ceramici, viene datato 88 a.C., qualche anno prima del teatro di Marcello a Roma.
… e curiosità del Teatro Romano
Le vicende del teatro si perdono quindi nei secoli. Tra le notizie giunte a noi, spicca quella che oggi avremmo etichettato come una “speculazione edilizia”, forse la prima di cui si abbia traccia. «Nel primo secolo d.C. Nerone, adducendo la scusa di un incendio di cui peraltro non si ha traccia, decide un ampliamento della struttura: l’imperatore possedeva le cave che avrebbero fornito il materiale per quell’operazione: qualche sospetto è lecito» sorride Petrelli.
Dall’oblio al progetto del Teatro Romano di Bologna
Dopo la scoperta, cosa ne è stato del Teatro Romano? Con la costruzione di una struttura a cilindro, si trasforma in una galleria commerciale, ma nel 2000 il complesso viene abbandonato a sé stesso.
E così ci sono voluti l’impegno e la dedizione di Monika e Maurizio, coppia nella vita e nel lavoro con la loro ML 6.48 srl, per tornare a puntare i riflettori su questa perla dell’antichità, con l’obiettivo di farne il teatro di un progetto che cullavano da tempo.
«Per anni abbiamo “accompagnato” le aziende italiane sui mercati internazionali», spiega Ciracò. «Già nel 2008 avevamo lavorato a un portale web che raccontasse il Belpaese attraverso l’arte, l’artigianato e la cultura enogastronomica, ma ci siamo resi conto che da solo non sarebbe bastato. E così, quando ci siamo imbattuti nel Teatro Romano di via Carbonesi, abbiamo capito che quello era il luogo dove dare corpo al nostro sogno: ci siamo entrati a capofitto nel 2019».
SUM: Sinergia, Unicità, Memoria
La prima idea dei due imprenditori, una volta effettuati i lavori indispensabili per rendere agibile la struttura, è stata quella di organizzare visite guidate, che la pandemia ha solo messo in stand-by.
«L’iniziativa vera e propria è molto più ampia e ambiziosa», sottolinea Monika Petrelli. «Si tratta non solo di restituire a Bologna e all’Italia un pezzo di storia misconosciuta, ma di ricavarne qualcosa di davvero inedito. Il cuore del progetto, infatti, sta in una parola scelta non a caso: SUM, vocabolo latino che significa “sono”. È l’acronimo di tre parole chiave: Sinergia, tra le aziende ospitate e il pubblico che le visiterà; Unicità, tipica del “fare” italiano; Memoria, per richiamare l’importanza di tramandare la storia e le tradizioni».
Il Teatro Romano di Bologna sarà quindi un’occasione speciale soprattutto per le piccole imprese artigiane d’eccellenza, che spesso hanno bisogno di visibilità: non a caso, non pagheranno un affitto, ma solo il pacchetto di comunicazione. «Vogliamo creare ambienti interattivi dove stimolare l’incontro e la contaminazione. E per questo un supporto fondamentale arriverà dalle più moderne tecnologie digitali».
L’investimento
Strategicamente inserito in una città baricentrica come Bologna, il Teatro Romano è pronto a stupire. Il progetto si sviluppa su tre livelli, per circa 3.000 mq complessivi.
Piano -1 “Spazio alla cultura”, con l’area archeologica ed espositiva.
Piano zero “Spazio alle Emozioni”, dedicato ad artigianato e tradizioni con spazio caffetteria.
Piano +1 “Spazio alle Tradizioni”, con il ristorante e la cucina a vista.
Adesso è tempo di dare il via alla ristrutturazione per la quale Build Lenders lancia un crowdfunding che dovrà raggiungere quota 450.00 euro.
La quota minima per aderire è fissata a 300 euro: la durata del prestito è di 36 mesi, con un tasso annuo del 10% lordo. Ogni 12 mesi il prestatore riceverà il 10% di interesse e, allo scadere dei 36 mesi, il capitale prestato più l’interesse dell’ultimo anno, sempre pari al 10%.
Le opportunità e i reward
Investire è un’invitante opportunità anche per i benefit a disposizione di privati e aziende. Per visualizzare e scoprire tutte le opportunità e i “reward”, clicca qui.
Facciamo però qualche esempio: i privati e le aziende che investiranno avranno diritto a una visita guidata alle vestigia del Teatro, con aperitivo.
Per i primi dieci privati che investiranno 1.000 euro avranno, in più, l’uso gratuito di una sala per festeggiare un evento privato o una “ArcheoCena” a bordo teatro per 2 persone.
Per tutti, a prescindere dall’investimento: la Card “Amico del Teatro” che dà diritto ad una percentuale di sconto sulle attività e i servizi erogati e a tutti gli acquisti sul sito e-commerce e alla menzione nell’Albo donatori.
È tempo di investire: per saperne di più basta registrarsi su buildlenders.it.