Oggi molte persone stanno riflettendo sulla possibilità di investire nel settore immobiliare. Dopo la crisi portata dalla pandemia e dalla guerra, con l’inflazione alle stelle che erode i risparmi in banca, molti parlano di un mercato in ripresa. L’acquisto di una seconda casa, da mettere a frutto con gli affitti, anche nella formula dell’affitto breve, potrebbe rappresentare dunque un’ottima opportunità. E non si parla soltanto delle località balneari, perché anche metropoli come Milano o Roma presentano delle occasioni davvero preziose. Ma è davvero così? E ci sono alternative?
Conviene comprare casa per metterla in affitto breve?
Diciamolo subito: comprare casa per metterla a frutto con un affitto breve è un’occasione a patto di avere un congruo budget da spendere e molto tempo da dedicare alla gestione dell’immobile. Tra gli aspetti determinanti per il rendimento dell’affitto breve, oltre ai costi iniziali per l’acquisto, non bisogna dimenticare la scelta della location (meglio in città o al mare?), i costi di ristrutturazione (meglio il minimo indispensabile oppure curare la casa nei dettagli per attirare un segmento di clientela alto?), la selezione degli inquilini.
Quanto rende un affitto breve?
Il guadagno è rappresentato dal prezzo medio giornaliero moltiplicato per la percentuale di occupazione dell’immobile, detratte le spese.
Per fare un esempio: se per affittare un appartamento il prezzo medio l’anno è di 100 € e questo viene occupato per l’80% delle notti, la resa sarà di 80€ per ogni notte messa a disposizione. In questo esempio l’immobile frutterà 29.200 € lordi.
Le spese per il proprietario dell’immobile da locare
Le voci da considerare per stimare la reale redditività delle locazioni brevi devono considerare:
- Tasse e imposte.
- Spese relative alla casa (pulizia, utenze, spese condominiali, spese straordinarie).
- Spese di gestione della locazione (es. spese di gestione dell’annuncio, di check-in e check-out ecc.).
Il proprietario della casa locata deve versare l’Imu in base all’aliquota comunale, la Tasi (se prevista dal comune) e la Tari. Queste due tasse sono sempre dovute dal proprietario in caso di detenzione temporanea di durata non superiore ai 6 mesi solari (come negli affitti brevi).
A queste voci devono aggiungersi le imposte sui canoni incassati. Il locatore che agisce al di fuori dell’attività di impresa e affitta a persone fisiche, può applicare la cedolare secca al 21% per contratti non registrati. Le altre spese riguardano la gestione dell’immobile.
L’alloggio può essere pubblicizzato in maniera gratuita con social network e passaparola, mentre annunci sui giornali e sui siti internet trattengono una commissione che va dal 5 al 20% del canone. Sullo stesso piano devono essere messe le spese che riguardano le procedure di check-in e check-out (se si decide di affidare il servizio ad un gestore). Il guadagno netto, a parità di canone e tasso di occupazione, dipende anche da come viene gestito l’affitto.
L’alternativa all’affitto breve: il crowdfunding immobiliare
Il crowdfunding immobiliare è una modalità di investimento che, diversamente dalle forme tradizionali, non coinvolge uno o pochi investitori ma un gruppo di persone, anche molto numeroso. In inglese, infatti, «crowd» significa «folla».
Diversamente da un investimento di tipo tradizionale, con questa modalità chiunque ha la possibilità di investire in campo immobiliare, anche senza la necessità di comprare casa. Infatti, la somma che è necessario avere a disposizione per un investimento può essere anche irrisoria rispetto ai prezzi di un immobile: con Build Lenders, per esempio, bastano 300 euro per partire. La cifra minima prevista per l’investimento può comunque variare. Così come il rendimento.
Vediamo i vantaggi di Build Lenders.
Come investire nel «lending» crowdfunding
Nel lending crowdfunding chi investe nell’immobile non è coinvolto direttamente nell’operazione: chi partecipa ad un’operazione, infatti, presterà i suoi soldi al fine di contribuire a concludere l’investimento immobiliare. Il termine deriva infatti dall’inglese to lend che significa letteralmente «dare in prestito».
In altre parole, con questa modalità è possibile investire una cifra che Build Lenders restituirà al termine dell’operazione immobiliare con un interesse predefinito, ma che di solito è molto più remunerativo rispetto ad altre forme di investimento, compresi gli affitti brevi. Con Build Lenders, infatti, l’interesse arriva anche all’11% annuo del capitale investito.
I vantaggi di Build Lenders
Uno dei vantaggi più evidenti del crowdfunding immobiliare con Build Lenders, rispetto al tradizionale investimento immobiliare, è la possibilità di investire cifre anche basse e che comunque non sarebbero state neanche lontanamente sufficienti per l’acquisto di un immobile da mettere a frutto, neppure con un affitto breve.
I vantaggi per i costruttori
Investire con Build Lenders, inoltre, è vantaggioso anche per i costruttori e le società che vogliono realizzare un progetto immobiliare e sono alla ricerca di finanziamenti. La possibilità di estendere la platea degli investimenti fa sì che i tempi di realizzazione possano accorciarsi anche notevolmente, grazie alla possibilità di raggiungere una somma di capitali ingenti in tempi rapidi e partire subito con i lavori, saltando banche e burocrazia.
È tempo di investire: per saperne di più basta registrarsi su buildlenders.it.